L’immagine di Giuseppe Marotta con la testa tra le mani prima del rigore trasformato da Hakan Calhanoglu, che ha portato il punteggio sul 2-0, è diventata subito virale sul web. Quella foto è uno dei simboli dell’epica semifinale di ritorno di Champions League tra Inter e Barcellona, una serata ricca di emozioni e colpi di scena che rimarrà a lungo nella memoria dei tifosi nerazzurri.

Il presidente dell’Inter ha atteso con ansia il risultato del penalty, ascoltando il boato che ha invaso San Siro. Ma la domanda che molti si pongono è come sia riuscito a reggere a tutte le mille emozioni che la partita ha regalato, dalla tensione iniziale alla gioia finale per la qualificazione alla finale.
Intervenuto ai microfoni nel post-partita, Marotta ha usato toni molto netti per descrivere l’importanza del successo, senza nascondere la sua emozione e la soddisfazione per il traguardo raggiunto. Il dirigente nerazzurro ha subito voluto riconoscere il merito a tutti i protagonisti di questa impresa: allenatore, giocatori e tifosi.
«È stata una partita epica tra due grandissime squadre, uno spot per il calcio mondiale», ha dichiarato Marotta. «La partita più bella della mia carriera? Per le emozioni e l’adrenalina sicuramente sì». Parole che sottolineano quanto questa serata sia stata speciale non solo per i tifosi ma anche per chi lavora dietro le quinte della società.
Il presidente ha poi voluto premiare con un “oscar” tutto suo il tecnico Simone Inzaghi, definendolo il cuore pulsante di questo modello vincente: «Inzaghi è il centro di questo progetto, supportato da una società e da una proprietà sempre presenti ma in modo silenzioso». La vittoria, ha sottolineato Marotta, è di tutti, ma l’artefice principale è sicuramente l’allenatore, capace di guidare la squadra con determinazione e lucidità anche nei momenti più difficili.
Con la mente leggermente più fredda, Marotta ha poi riflettuto sulle qualità di un gruppo che, con qualche correttivo, è riuscito a conquistare due finali di Champions League in tre anni, un risultato che pochi avrebbero potuto pronosticare solo qualche tempo fa. «Oltre ogni aspettativa? Direi di no, perché abbiamo avuto consapevolezza sin da Istanbul», ha detto, riferendosi alla precedente finale raggiunta dalla squadra.
Il gruppo, ha ricordato, è unito da quattro anni sotto la guida dell’allenatore, una continuità che ha permesso di costruire solidità e ambizione. «Siamo tra le grandi – ha aggiunto – e ci siamo arrivati con merito e tanta determinazione». Parole che confermano come l’Inter abbia ormai consolidato la propria posizione nell’élite del calcio europeo, pronta a lottare per i titoli più importanti.
La semifinale di Champions contro il Barcellona ha rappresentato un momento di svolta, una prova di forza e di carattere che ha messo in mostra le qualità tecniche e mentali di una squadra cresciuta nel corso delle stagioni. Il boato di San Siro, le emozioni vissute da Marotta e dai tifosi, testimoniano quanto il calcio sia capace di unire e appassionare, regalando attimi indimenticabili.
Con la finale ormai alle porte, l’Inter si prepara ad affrontare la sfida più importante della stagione, forte del lavoro di una società che ha saputo costruire un progetto solido e di un gruppo di giocatori motivati e pronti a scrivere nuove pagine di storia. E mentre l’immagine di Marotta con la testa tra le mani rimane impressa nelle menti di tutti, il sogno nerazzurro continua con rinnovata forza e convinzione.