Bandiere dell’orgoglio vietate in modo permanente dalla MLS per la Coppa del mondo per club FIFA 2025, “Basta con i Pride woke”
In una mossa che ha scatenato un ampio dibattito, la Major League Soccer (MLS) ha annunciato che le bandiere dell’orgoglio e altri simboli simili saranno vietati in modo permanente durante la Coppa del mondo per club FIFA 2025. La decisione ha già scatenato reazioni sia da parte dei sostenitori che dei critici, con molti che mettono in discussione la posizione della lega sull’inclusività.
Secondo i funzionari della MLS, la decisione è in linea con le linee guida della FIFA per il mantenimento di un “ambiente neutrale e apolitico” nei suoi tornei. Questa politica include una restrizione sull’esposizione di bandiere, striscioni o slogan ritenuti di natura politica o sociale. Una dichiarazione della MLS ha ribadito la loro conformità alle normative della FIFA, aggiungendo che mirano a garantire che le partite rimangano “incentrate esclusivamente sul calcio”.
La frase “No More Woke Prides”, attribuita a quanto si dice a una comunicazione interna della FIFA, ha amplificato la controversia. Mentre la FIFA deve ancora chiarire l’autenticità di questa frase, è diventata un grido di battaglia tra i critici che vedono la mossa come regressiva e sprezzante della diversità.
Reazioni divise tra i fan
I sostenitori del divieto sostengono che gli eventi sportivi dovrebbero rimanere spazi neutrali, liberi da messaggi politici o sociali. “Il calcio dovrebbe unirci senza introdurre agende esterne”, ha commentato un tifoso online. Questa prospettiva vede la decisione come un modo per mantenere l’attenzione sul gioco ed evitare potenziali controversie.
D’altro canto, i gruppi di difesa LGBTQ+ e gli alleati hanno espresso delusione, accusando la FIFA e la MLS di mettere da parte la comunità in favore di un pubblico conservatore. “Questo invia un messaggio chiaro che l’inclusione non è una priorità per il calcio globale”, ha affermato un rappresentante di un’organizzazione di difesa LGBTQ+.
Un passo indietro o una politica necessaria?
Il divieto solleva interrogativi sull’equilibrio tra il mantenimento della neutralità e la promozione dell’inclusione negli sport globali. Mentre la FIFA sostiene da tempo che i simboli politici non hanno posto in campo, il divieto assoluto delle bandiere dell’orgoglio viene interpretato da molti come un’azione mirata contro una comunità specifica.
Con l’avvicinarsi della Coppa del Mondo per club FIFA 2025, si prevede che la decisione rimarrà un punto focale di controversia. Resta da vedere se influenzerà la partecipazione o susciterà ulteriori proteste. Per ora, la questione di come bilanciare inclusività e neutralità nel mondo del calcio rimane irrisolta.