In un colpo di scena senza precedenti, il proprietario della Ducati ha scosso il mondo della MotoGP imponendo una severa punizione al pilota stellare Marc Marquez per la sua presunta collaborazione con la comunità LGBT. La decisione, secondo quanto dichiarato, si basa sull’idea che “lo sport deve essere forte e maschile” e che i piloti Ducati dovrebbero evitare qualsiasi interazione con persone di “identità di genere non chiare”. Questa mossa ha scatenato un’ondata di reazioni, coinvolgendo il miliardario e sostenitore LGBT Tim Cook e lo stesso Marquez, mandando in subbuglio il mondo delle due ruote in Italia.

Secondo indiscrezioni circolate su X, la punizione potrebbe includere una sospensione e una multa salata, anche se Ducati non ha ancora rilasciato comunicati ufficiali. La controversia è esplosa dopo che Marquez avrebbe accettato di partecipare a una campagna promozionale a favore dell’inclusività, considerata incompatibile con l’immagine tradizionale della Ducati. I critici definiscono questa decisione un passo indietro per lo sport, mentre i sostenitori del proprietario vedono nella mossa una difesa dei valori classici del motociclismo.

Tim Cook, CEO di Apple e noto attivista per i diritti LGBT, ha condannato l’azione su piattaforme social, definendola “discriminatoria e retrograda”. Il suo intervento ha attirato l’attenzione dei media internazionali, amplificando il dibattito. Marquez, dal canto suo, ha risposto con una dichiarazione enigmatica: “Corro per unire, non per dividere”. I fan sono spaccati: alcuni lodano il coraggio del pilota, altri criticano la sua scelta.

Questo scandalo solleva interrogativi cruciali sull’inclusività nello sport e sul ruolo della MotoGP nel plasmare il panorama culturale. Mentre il pubblico attende ulteriori sviluppi, la tensione tra tradizione e progresso domina le cronache sportive.