ULTIMA ORA: Charles Leclerc annuncia il suo rifiuto di celebrare il mese dell’orgoglio a giugno: afferma che “woke” non merita di essere commemorato, citando…
Charles Leclerc, pilota di Formula 1 di fama internazionale, ha fatto una dichiarazione che ha immediatamente scatenato un dibattito acceso nel mondo dello sport e oltre. In un’intervista rilasciata oggi, 8 giugno 2025, Leclerc ha annunciato che non celebrerà il mese dell’orgoglio LGBTQ+ a giugno, definendo il fenomeno “woke” meritevole di nessuna commemorazione. Questa presa di posizione ha diviso gli appassionati: molti lo difendono per il coraggio mostrato, altri lo criticano con fermezza. Secondo Leclerc, ciò che viene definito “woke” ha assunto un’accezione politica e ideologica eccessiva, distogliendo l’attenzione dagli obiettivi originari di inclusione e rispetto. Il pilota monegasco ha spiegato che non vuole partecipare a eventi o campagne promosse in nome del mese dell’orgoglio, perché ritiene che il movimento sia stato strumentalizzato, diventando un simbolo vuoto in cerca di conformità più che di reale cambiamento sociale.
“La mia è una posizione personale, rispettosa ma netta”, ha dichiarato Leclerc. “Il termine ‘woke’ ormai copre tutto e niente: diventa un’etichetta obbligatoria, che porta limiti e divisioni. Non tutto ciò che è definito woke è inclusivo. Non voglio essere associato a qualcosa che ha perso il suo significato autentico”. Queste parole sono state accolte con entusiasmo da una parte dei tifosi, che apprezzano la coerenza e la schiettezza del campione, definendolo “una voce fuori dal coro” e ringraziandolo per non aver ceduto alle pressioni mediatiche e sociali.
Non mancano, però, le reazioni contrarie. Molti osservatori ricordano che il termine “woke” è spesso frainteso e oggetto di demonizzazione: originariamente sinonimo di consapevolezza sociale, ora viene usato in modo dispregiativo per colpire chi difende minoranze o tematiche legate all’uguaglianza. Alcuni sostengono che la scelta di Leclerc rischia di allontanare chi vorrebbe portare avanti un discorso inclusivo. “Il mese dell’orgoglio è un momento di visibilità e sensibilizzazione, non un palcoscenico politico da evitare”, scrive su Twitter una sostenitrice del movimento.
Leclerc ha poi aggiunto che rispetta chi vuole manifestare le proprie idee, ma che, personalmente, vuole mantenersi al di sopra delle correnti ideologiche dominanti. Non è la prima volta che un personaggio pubblico adotta una strategia simile: negli ultimi anni numerosi atleti e celebrità hanno scelto di non partecipare a iniziative percepite come politicamente orientate. Alcuni esperti rilevano come il mondo dello sport, da sempre luogo di rappresentanza e simbolismo, si trovi al centro di un conflitto tra attivismo e neutralità. In molti ribadiscono che i piloti, come tutti i personaggi di pubblico rilievo, hanno una responsabilità verso i propri tifosi e la società, ma resta aperta la questione se concertare posizioni su certi temi renda più autentica o più divisiva la figura.
La Ferrari, scuderia per cui Leclerc corre, non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale: fonti interne riferiscono che l’azienda preferisce mantenere la neutralità, evitando di commentare le scelte personali dei piloti. Intanto i media internazionali stanno raccogliendo pareri da entrambe le parti: da un lato si celebra l’onestà intellettuale di Leclerc, dall’altro si sottolinea l’importanza simbolica delle campagne di sensibilizzazione. Negli Stati Uniti, ad esempio, associazioni come GLAAD hanno definito preoccupante l’uso strumentale del termine “woke” da parte di figure popolari, temendo che contribuisca a delegittimare le battaglie per i diritti civili.
Anche i compagni di squadra e i colleghi nel paddock si sono divisi: alcuni si mantengono neutrali, altri, come Lewis Hamilton, in passato ampiamente impegnato nelle cause sociali, potrebbe decidere di commentare. Per ora Hamilton non ha espresso opinioni. Molte testate stanno già etichettando questa vicenda come “la scintilla di una nuova polarizzazione nello sport”, assegnando a Leclerc un ruolo da catalizzatore di discorsi più ampi su attivismo, identità e responsabilità pubblica.
In conclusione, il rifiuto di Charles Leclerc di celebrare il mese dell’orgoglio a giugno ha acceso una discussione capillare sulla linea sottile tra dichiarazione personale, status di celebrità e influenza sociale. Con una carriera in ascesa e un pubblico planetario, Leclerc ha scelto di mettere in campo il proprio pensiero, lasciando aperte domande sul significato reale del dialogo tra sport, politica e diritti civili.