Nel 1980, la Società archeologica di Argo Orestiko portò alla luce un’intrigante scoperta: una delle tre sepolture di centauri, situata a soli otto chilometri a nord-est di Volos, in Grecia. Questa straordinaria scoperta suscitò curiosità e diede inizio a ulteriori esplorazioni.
Il sito funerario dei centauri attirò l’attenzione quando “Il Centauro di Volos” fu esposto al Madison Art Centre in Wisconsin quello stesso anno. La targa che accompagnava la mostra ne sottolineava l’importanza come una delle tre sepolture di centauri scoperte dalla Società Archeologica di Argo Orestiko.

Ciò che ha reso questa mostra particolarmente affascinante è stata la scoperta che le ossa umane e di cavallo che componevano il centauro erano reali. Tuttavia, non erano unite naturalmente, ma erano state meticolosamente messe in scena da un uomo di nome Bill Willers.
Bill Willers, artista e professore di biologia all’Università del Wisconsin-Oshkosh, ha realizzato “Il Centauro di Volos” utilizzando ossa umane autentiche e quelle di un pony Shetland. Queste ossa, ricavate da campioni anatomici, sono state accuratamente colorate con il tè per ottenere un aspetto uniforme, contribuendo all’autenticità della mostra.

Il Centauro di Tymfi è al centro del Museo della Grecia.
Dopo il suo debutto, “The Centaur of Volos” intraprese un tour in vari college nel corso degli anni ’80 prima di trovare una sede permanente presso la Jack E. Reese Gallery dell’Università del Tennessee a Knoxville, nella Hodges Library.
Nel 2008, Bill Willers ricevette l’incarico da Skulls Unlimited di creare un altro scheletro di centauro, noto come “Il Centauro di Tymfi”. Questo pezzo unico, con ossa di zebra al posto di quelle di cavallo, attirò l’attenzione quando fu esposto all’International Wildlife Museum dell’Arizona e successivamente acquisito dal Barnum Museum in Connecticut.

Un centauro e un ciclope, un grifone e un unicorno (e le loro ossa): non sono certo i soliti oggetti esposti nelle mostre scientifiche.
Ma perché creare ed esporre mostre così insolite? Secondo la ricercatrice Dolly Stolze, lo scopo era quello di incoraggiare il pensiero critico tra gli studenti, esortandoli a non accettare tutto per oro colato, nemmeno da fonti affidabili come le mostre universitarie.
Allo stesso modo, Bill Willers vedeva le sue creazioni come una prova della volontà del pubblico di credere nello straordinario, riecheggiando lo spirito dello showman P.T. Barnum.
Nell’era digitale odierna, il fascino di queste affascinanti mostre rimane forte. È facile immaginare di condividere le foto di “Il Centauro di Volos” sui social media, suscitando una diffusa ammirazione e curiosità, proprio come ai tempi dei circhi e degli spettacoli di una volta.